Barbati Gallery presenta dal 14 settembre fino al 15 dicembre la prima mostra in Italia dell'artista Adam Alessi, dal titolo Fields. Le opere sono state studiate dall'artista in modo da potersi conformare al luogo espositivo ovvero lo spazio di Palazzo Lezze in Campo Santo Stefano, dove si può accedere liberamente.
Palazzo Lezze, palazzo gotico veneziano di epoca rinascimentale, è stato convertito a luogo espositivo nel 2013, con la prima partecipazione del Padiglione dell'Azerbaigian alla Biennale d'arte. La sua posizione, parlando dal punto di vista degli amanti dell'arte, è ideale: situato vicino a Palazzo Franchetti e all'Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, si trova inoltre a due passi da Palazzo Pisani, sede del Conservatorio Benedetto Marcello. In uno dei centri artistici e culturali di Venezia, dunque, offre allo spettatore la possibilità di godere delle sue esposizioni già in parte dall'esterno, grazie alle ampie trifore del palazzo: dal Campo, in occasione di Fields, è possibile iniziare a scorgere le opere dell'artista, il cui filo conduttore è la memoria.
La scelta di trattare un tema tanto impalpabile quanto fuggevole come la memoria, ha portato Adam Alessi a realizzare opere più astratte e contemplative. Nei suoi dipinti vediamo una serie di tasselli che si muovono apparentemente in modo casuale in alcuni casi senza meta, in altri ancora si intravede una certa persistenza dell'ordine, dato da forme precise, come le croci, che sembra vogliano spiccare sul disordine retrostante.
"Questi dipinti", ha spiegato Alessi, "sono come l'architettura di un pensiero in costruzione". La sensazione che vogliono suscitare è quella stessa probabilmente descritta da Proust: il cercare di ricordare qualcosa, che non necessariamente è avvenuto. Così, quei tasselli di colori diversi che fluttuano nelle sue opere potranno dare origine a una costruzione, a un ricordo, oppure rimanere nel disordine dell'oblio: ciò che è rappresentato non è la meta ma il movimento stesso.
Grande importanza poi è data alla luce. Le opere sono state realizzate alla luce del giorno e riflettono l'interesse dell'artista per la luce naturale, che al pari della memoria è mutevole. In ogni momento questa può cambiare la nostra visione delle cose e le sue opere, portatrici solo della luce diurna, creano un contrasto tra persistenza e fluidità, toccando un altro tema importante per l'artista ovvero lo scorrere inevitabile del tempo. Un'opera in particolare, che appare bianca e quasi opaca, è significativa: lo sbiadire del colore con il tempo, accentuato dal venir meno della luce, rappresenta l'oblio che prende il sopravvento sulla memoria.
Siccome l'obbiettivo principale è suscitare l'azione della memoria piuttosto che mostrarla, gli spazi del luogo espositivo giocano un ruolo importante. Nel piano nobile del palazzo lo spettatore si trova di fronte a giochi di vuoto e pieno, dove alcune opere sono esposte vicine tra loro e altre isolate completamente dal resto dei dipinti.
Luogo e opere collaborano dunque creando un'atmosfera immersiva. Lo spettatore nel momento in cui entra nel palazzo fa ingresso non solo dentro un edificio ma anche dentro di sé, nei suoi ricordi e nelle sensazioni suscitate da essi. Le grandi finestre permettono di guardare dall'interno all'esterno e dall'esterno all'interno, permettendo quel bilanciamento di sogno e lucidità che solo la memoria consente.