A distanza di oltre 30 anni dalla sua creazione è ancora oggi un testo di incredibile forza, attualità, e lucidità, cinico e commovente. Parliamo de Il dio bambino, scritto nel 1993 dal grande Giorgio Gaber insieme con Sandro Luporini e di nuovo sul palco, sabato 20 gennaio alle 20.45 a Osoppo, ospite della stagione di Anà-Thema Teatro.
Protagonista dello spettacolo è Fabio Troiano uno degli attori di teatro, cinema e tv più apprezzati e amati del momento, versatile e carismatico, quanto abile nell’attraversare con analogo successo testi comici e intimisti.
La regia di Giorgio Gallione, prezioso motore di una rinnovata vita scenica del teatro di Gaber (recente il suo applauditissimo Il Grigio con Elio), valorizza l’attualità e l’empatia di questo testo, trovando un perfetto connubio con l’interpretazione di Fabio Troiano, qui atteso a una funambolica prova d’attore.
Lo spettacolo
Ambientato in un metaforico locale in disfacimento, tra bottiglie semivuote e fiori calpestati, a raccontare allusivamente una sorta di festa finita male, lo spettacolo è contrappuntato da frammenti di canzoni di Giorgio Gaber, che guidano lo spettatore nell’interpretazione di un racconto di tragicomica, potente contemporaneità.
Esempio emblematico del “teatro di evocazione” di Gaber, Il dio bambino racconta una normale storia d’amore che si sviluppa nell’arco di alcuni anni e dà agli autori l’occasione per indagare su l’uomo, per cercare di capire se ce l’ha fatta a diventare adulto o è rimasto irrimediabilmente bambino. Un bambino che si vanta della sua affascinante spontaneità, invece di vergognarsi di un’eterna fanciullezza. Un uomo a confronto con una donna, il migliore testimone per mettere in dubbio la sua consistenza, la sua presunta virilità.
Come d’abitudine, Gaber e Luporini conducono un’indagine lucidissima, mai autoassolutoria, spietata e affettuosa al contempo, che cerca di radiografare le differenze tra questi due esseri, così simili e così diversi, con la consapevolezza che se queste differenze si annullassero, la vita cesserebbe di esistere. Così tra le righe affiora la speranza, il ponte verso un futuro meno imperfetto. Nel dio bambino è la nascita di un figlio a far ritrovare al protagonista il senso del proprio agire, tra lampi di autoironia e umorismo.
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e.l.