Dracula – L'amore perduto, la recensione del film di Luc Besson

L'ennesima, peraltro non entusiasmante, versione cinematografica del capolavoro di Bram Stoker, in chiave ironico-melodrammatica.

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Dracula – L'amore perduto, la recensione del film di Luc Besson

Il Dracula di Luc Besson ha ovviamente qualche elemento in comune con quello di Francis Ford Coppola, volendo utilizzare questo film come metro di paragone, ma le differenze sono molto più rilevanti.

Il percorso narrativo dei due film ha diversi elementi comuni: il mitico conte si distingue sui campi di battaglia contro gli infedeli, ma la sua amata moglie Elisabetta muore per mano dei Turchi, ed egli rinnega Dio e diventa una creatura delle tenebre, condannata a succhiare sangue per sopravvivere.

Poi, secoli dopo, scopre che la promessa sposa di un giovane avvocato, giunto nel suo castello in Transilvania per sbrigare affari immobiliari con lui, è di fatto la reincarnazione della sua adorata compagna scomparsa. E parte a spron battuto per riavere la sua mano.

Per il resto sono profondamente diverse.

Zoe Bleu e Caleb Landry Jones in Dracula - L'amore perduto

Dracula – L'amore perduto, l'ennesima versione cinematografica del capolavoro di Bram Stoker in chiave ironico-melodrammatica

Il titolo del film di Luc Besson dichiara apertamente la sua chiave di lettura, che sottrae al conte Dracula (Caleb Landry Jones) la sua intrigante aura malefica, riducendo anche i suoi poteri soprannaturali, tanto che, per sedurre le donne, usa un elaborato profumo, ottenuto nella Toscana del Rinascimento e collaudato alla corte del re di Francia.

Una trovata quasi risibile, che bene evidenzia la sottile ironia che attraversa tutta questa pellicola, elemento quasi assente nella versione di Coppola.

Chi si aspetta scena truculente, spargimento di sangue, mostri e massacri vari rimarrà profondamente deluso, perché Besson si tiene alla larga dall'epos orrorifico coppoliano, usa la violenza con il contagocce, e quando lo fa spesso sembra quasi prendersi gioco degli stereotipi truculenti di questo tipo di film.

In questa pellicola manca Van Helsing, ma in compenso compare un personaggio sopra le righe, un prete interpretato da un ottimo Christoph Waltz, che inietta un'ulteriore carica di fine ironia nel racconto.

Il nostro conte non è molto interessato a massacrare gli umani, se non lo stretto necessario, e comunque sempre con l'obiettivo di trovare la reincarnazione della sua bella Elisabetta (Zoe Blue), per cui vampirizza un discreto numero di donzelle per monitorare l'eventuale ricomparsa della sua amata trapassata.

La sua bella riappare a Parigi, e non a Londra, come nel film di Coppola, motivo per cui manca anche la truculenta parte del viaggio via nave a bordo del mitico Demeter, sostituita con un molto più dimesso e inoffensivo viaggio su un triste carretto di gitani, molto più in linea con il Dracula in versione depotenziata ideato da Besson.

Raphael Luce, Guillame de Tonquédec e Cristoph Waltz in Dracula - L'amore perduto

Mentre la battaglia finale tra buoni e cattivi si svolge in Transilvania, nel castello del conte, presidiato da una grottesca compagnia di Gargouille, per nulla orrorifici e quasi cialtroneschi nella loro goffaggine.

In estrema sintesi, il conte Dracula di Luc Besson è in linea con i nostri tempi, in cui bisogna limare tutto, astenersi dagli eccessi a qualsiasi costo, fare dei bei compitini senza turbare troppo gli spettatori, stare alla larga dai miti e dal sacro, galleggiare sulla superficie e mai andare a fondo, per scoprire davvero le carte.

E la chiave di lettura melodrammatica e amorosa da questo punto di vista è molto efficace, perché permette di romanticizzare la violenza, stemperandola, e lo fa, in questo, aiutata da un pizzico di scanzonata ironia che trasuda da molti personaggi e situazioni rappresentate.

Lo è molto meno dal punto di vista della memorabilità del film.

Una pellicola, comunque, che si fa guardare, a differenza del pessimo e soporifero Frankenstein di Guillermo del Toro. Anche perché Besson non si è preso molto sul serio e di questo bisogna dargli atto.

Il film è ottimamente recitato, molto bravi sia Zoe Blue che Caleb Landry Jones nel sostenere le parti dei due innamorati maledetti, fattore molto importante per reggere il taglio melodrammatico voluto da Besson. Molto brava anche Matilda De Angelis, che interpreta Maria de Montebello, una vampira decisamente accattivante.

Il film ha un'ottima fotografia e un'ambientazione impeccabile, Besson comunque conosce bene il suo mestiere, e al netto di qualche smagliatura perdonabile il racconto funziona, anche se non entusiasma.

Due ore di tranquillo intrattenimento assicurato, specie se lo spettatore non ha particolari aspettative e si lascia sedurre dal lato ironico – e autoironico – di questa storia romantica senza troppe pretese.

Dracula - L'amore perduto - trailer ufficiale ITA