Preceduto da Shining Extended Edition, l’atteso sequel del capolavoro di Stanley Kubrick è uscito nelle sale cinematografiche il 31 ottobre. Il protagonista è Dan Torrance, ormai diventato un adulto, che non è mai riuscito a riprendersi dai traumi subiti all’Overlook Hotel quarant’anni prima. Analogamente a suo padre, ha problemi con l’alcol e conduce una vita ai margini della società, ma riesce a redimersi frequentando un club di ex alcolisti e lavorando in un ospizio, dove sfrutta i suoi poteri paranormali, la luccicanza, per aiutare gli anziani in punto di morte. Da questa meritoria attività deriva il suo soprannome, Dottor Sleep.
La prima parte del film racconta due storie parallele: quella di Dan Torrance e quella di una setta di individui votati al male, una specie di vampiri che si nutrono di luccicanza, tra i quali emerge la personalità e la sensualità della conturbante Rose Cilindro. Questo gruppo si sposta continuamente alla ricerca di giovani dotati di poteri paranormali, che vengono uccisi tra atroci sofferenze per estrarre la luccicanza, nutrimento che permette agli accoliti della setta di sopravvivere per un tempo indefinito.
Le due storie si uniscono quando Dan Torrence viene contattato dalla giovane Abra Stone, che grazie ai suoi eccezionali poteri paranormali è riuscita a individuare il posto dove i vampiri hanno ucciso e seppellito la loro ultima vittima. Inizialmente restìo a gettarsi nella mischia, Dan viene convinto dal vecchio Dick Halloran, e assieme ad Abra prima elimina i membri della setta e poi attira la loro leader, Rose Cilindro, nel vecchio e abbandonato Overlook Hotel, dove avviene la resa dei conti finale.
Il regista Mike Flanagan ha accettato una sfida improba
Va detto che mettere in scena la continuazione di Shining è un impresa che richiede coraggio, visto che è impossibile non confrontarsi con il mito di un capolavoro di Kubrick, diventato negli anni una pietra miliare del cinema in generale e del genere horror in particolare. Sfida resa ancora più impegnativa dal fatto che l’autore del libro dal quale è stato tratto Shining, Stephen King, non ha mai nascosto la sua delusione per quanto realizzato da Kubrick, a detta dello scrittore troppo autoriale e distante dal suo romanzo.
Analogamente al suo illustre predecessore, anche il film di Flanagan è stato tratto da un omonimo libro di Stephen King, che per la prima volta nella sua pluridecennale carriera ha scritto il seguito di un suo romanzo, probabilmente anche per la pressione che ha subito dal suo pubblico, che voleva sapere come il piccolo Dan Torrance se l’era cavata, dopo i tragici fatti accaduti all’Overlook Hotel. Il regista si è quindi trovato a doversi confrontare con due mostri sacri, uno del cinema, Stanley Kubrick, e uno della narrativa horror, Stephen King. E probabilmente Flanagan si è preoccupato più di soddisfare lo scrittore, piuttosto che rendere omaggio al leggendario regista.
Dottor Sleep forse vuole spiegare troppo nel dettaglio Shining
Shining è un film cerebrale, curato nei minimi dettagli da Kubrick, che non si è mai preoccupato di dare spiegazioni dettagliate di quanto effettivamente successo nell’Overlook Hotel, tanto che allo spettatore può rimanere il dubbio che le entità presenti nell’edificio siano in realtà il frutto della fantasia dei protagonisti. L’omonimo libro di King racconta invece una storia ambientata in un albergo effettivamente infestato dai fantasmi, descrivendo una situazione convenzionale nel genere horror. Probabilmente da questa differenza si è originato il pessimo giudizio sul film che King ha espresso quando è uscito, nel 1980, che non è mai mutato negli anni.
Ma è proprio il non detto quello che conferisce a Shining un fascino irresistibile, contribuendo a creare un crescendo di tensione, che si nutre del fatto che lo spettatore non è in grado di comprendere razionalmente quanto sta accadendo nei meandri tortuosi dell’albergo, metafora di quelli delle menti dei personaggi che si muovono al suo interno.
Questa componente è invece assente in Dottor Sleep, che non solo rivela i meccanismi del mondo paranormale che governa l’Overlook Hotel e i suoi ospiti, ma non crea reali situazioni di suspence, in quanto lo spettatore è quasi sempre bene informato su quanto accadrà nella scena successiva.
Più che un horror in senso stretto, insomma, questa pellicola potrebbe essere classificata come un film di intrattenimento, che si guarda bene dal volere veramente spaventare il pubblico, che può trascorrere piacevolmente due ore e mezzo del suo tempo assorbito nella sua visione, comodamente seduto nella sua poltrona. Sulla quale non farà molti sussulti, vista l’assenza di veri colpi di scena e l’estrema moderazione con la quale sono state rappresentate le situazioni potenzialmente più raccapriccianti.
Dottor Sleep: un film che si lascia guardare con piacere
La storia raccontata da Mike Flanagan è indubbiamente accattivante, anche se all’inizio forse scorre un po’ troppo lentamente. Merito anche dell’ottima recitazione del cast, a cominciare dal convincente Ewan McGregor, che interpreta Dan Torrance, a dall’affascinante Rebecca Ferguson, che impersona una ammaliante Rose Cilindro.
Probabilmente molti cultori di Shining non hanno apprezzato che i personaggi presenti anche nel cult movie abbiano cambiato volto. Forse in questo caso sarebbe stato meglio fare uso di effetti speciali per resuscitare gli originali. Oppure non citarli affatto.
Così come gli amanti del capolavoro di Kubrick probabilmente non hanno gradito neanche che troppi dettagli del mondo dell’Outlook Hotel siano stati rivelati, rovinando la magia e la fascinazione che il mistero sempre porta con sé. Dottor Sleep è forse anche troppo ricco di citazioni di Shining, concentrati nella parte finale della pellicola, probabilmente studiati proprio per fare un regalo agli appassionati del cult movie.
In definitiva un film che vale la pena vedere, anche per apprezzare come il cinema sia cambiato nei quarant’anni che separano le due pellicole. Dottor Sleep segue i canoni dei film d’intrattenimento contemporaneo, rinuncia a stupire, ma regala comunque oltre due ore di piacevole visione. Ma forse sarebbe stato meglio che Dan Torrance non fosse tornato sulle cime delle montagne del Colorado, dove riposa tranquillo il mito dell’immaginario Overlook Hotel. Forse sarebbe stato meglio che la storia si fosse svolta altrove. Perché è difficile, e forse pretestuoso, pensare di raggiungere di nuovo le vette toccate da Kubrick. E forse non ha molto senso cercare di dare spiegazioni razionali a ciò che ormai è diventato un mito del cinema.