Cosa potrebbe succedere se si diffondesse la notizia che un’enorme cometa sta per colpire la Terra, provocando un’estinzione di massa simile a quella vissuta dai dinosauri?
Adam McKay con questa pellicola, della quale è regista, sceneggiatore e produttore, prova a rispondere a questa domanda, in modo irriverente e satirico, ma non inverosimile (purtroppo per noi).
Fin dai primi momenti di visione, capiamo che questo non è il solito film di fantascienza, dove il classico eroe si trova a dovere salvare il mondo, supportato dalle istituzioni. Tutt'altro.
La storia comincia quando una giovane dottoranda in astronomia, Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), e il professor Randall Mindy (Leonardo DiCaprio), fanno una scoperta agghiacciante: una grossa cometa colpirà il nostro pianeta. Ci sono solo sei mesi di tempo per provare a deviare il corpo celeste.
Assieme al capo del Planetary Defence Coordination Office, il dottor Claytone “Teddy” Oglethorpe (Rob Morgan), si recano alla Casa Bianca, ma la Presidente degli Stati Uniti d’America Janie Orlean (Meryl Streep) è nel pieno della campagna elettorale e quindi ha altro a cui pensare.
Don’t Look Up: la politica e la comunicazione al tempo dei social media
I tre rimangono di stucco, ma decidono di utilizzare uno show televisivo di successo per avvertire l’umanità dell’imminente pericolo. Il risultato è disastroso, e Kate diventa suo malgrado uno zimbello del web, perché ha una reazione fortemente emotiva durante lo spettacolo.
Ma la Presidente degli Stati Uniti d’America è nel mezzo di uno scandalo sessuale, e per riguadagnare il consenso mediatico decide di fare qualcosa per deviare la cometa, bombardandola con ordigni nucleari.
L’intervento dello stra-miliardario e mago dei media Peter Isherwell (Mark Rylance) spariglia le carte in tavola…
Il film è una parodia della classe dirigente occidentale, il cui livello qualitativo è in caduta libera, annullato da un lato dalla sottomissione ai poteri forti dell’economia, dall’altro dalla pervasività dei social media, che trasformano ogni dibattito in uno scontro frontale tra opposti inconciliabili.
Ma probabilmente ogni società ha la classe politica che si merita, e la lotta tra Don’t Look Up e Look Up, descritta nella parte centrale del film, è da questo punto di vista una splendida presa per i fondelli della partigianeria acefala delle masse, che pur di seguire il proprio partito politico si dimenticano della realtà dei fatti, spariti dietro un caleidoscopico magma mediatico.
Don’t Look Up: nel mondo contemporaneo non c’è più posto per gli eroi
In una società nevrotica e dominata dall’ansia per il consenso mediatico, l’eroe di turno può fare ben poco. Kate e Randall le provano tutte, con approcci diversi, ma i risultati non sono eccelsi.
E come potrebbero esserlo, in un contesto dove nessuno si interessa dei fatti, e contano solo i follower e l’audience?
L’atmosfera che si respira nel film è da questo punto di vista accostabile a quella prodotta dalla diatriba mediatica che ci sta investendo in questo periodo storico dominato dalla pandemia da COVID-19, che vede lo scontro frontale tra favorevoli e contrari ai vaccini.
Tutti urlano, mentre manca un confronto pacato tra punti di vista diversi, fondato sull’analisi dei fatti, e i partiti politici sembrano più interessati a seguire l’umore del momento del proprio bacino elettorale, piuttosto che il bene della collettività.
Degno di menzione nel film è anche il personaggio del magnate Peter Isherwell, una figura a metà strada tra Elon Musk e Mark Elliot Zukemberg, una persona molto influente a livello politico, ossessionata dal controllo della realtà tramite l’uso sistematico degli algoritmi.
Don’t Look Up: una commedia che offre molti spunti di riflessione sul mondo contemporaneo
Insomma in questa pellicola gli spunti di riflessione non mancano di certo, se si vuole andare oltre il semplice divertimento garantito dalle situazioni surreali (ma spesso non inverosimili, purtroppo) che ci vengono mostrate.
I 138 minuti della pellicola si fanno vedere volentieri, anche se va detto che nella parte centrale forse qualcosa si poteva tagliare, per rendere il tutto più fluido e godibile.
Il cast stellare ha fatto bene il suo lavoro, in particolar modo Leonardo DiCaprio, che rende molto credibile il suo personaggio, un antieroe che viene travolto dagli eventi, anche se sempre mosso da ottime intenzioni.
Il film dà il meglio di sé verso la fine, quando l’ironia si mescola alla tensione legata all’imminente impatto catastrofico, e in definitiva viene messa in scena la presunzione, l’avidità e l’idiozia della specie umana, che si illude di potere controllare tutto e si dimentica che al momento ha a disposizione solo un pianeta su cui vivere…