Deadpool & Wolverine: recensione del film di Shawn Levy

Una vana ammissione metacinematografica del fallimento dei film Marvel, che però non riscatta il franchise, ormai perso nell'inutile multiverso

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Deadpool & Wolverine: recensione del film di Shawn Levy

Il film si apre con una scena lunghissima in cui Deadpool (Ryan Reynolds) ci ricorda – tra le altre cose - che la Disney ha assorbito la Fox, implicitamente sottolineando che stiamo guardando un film di superereoi e che lui proprio ci gode a impedirci di lasciarci abbandonare nel flusso narrativo.

E per far questo massacra un battaglione di ometti in tuta da combattimento utilizzando un arto di Wolverine (Hugh Jackman), appena riesumato dalla tomba dove lo abbiamo lasciato l’ultima volta che abbiamo visto al cinema.

Il tutto muovendosi a passo di danza, senza mai stare zitto per un secondo.

Ma niente paura, tanto siamo nel multiverso dove qualsiasi cosa può succedere, e quindi Deadpool parte alla ricerca di un Wolverine ancora vivo che faccia al caso suo, mentre cerca di salvare il suo mondo, come al solito in procinto di collassare e bisognoso di essere salvato dal cattivone di turno, e per questo bisogna mettere insieme il solito gruppone di supereroi…

Hugh Jackman in Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine: una ammissione metacinematografica del fallimento dei film dell’universo Marvel

Deadpool, in linea con quanto visto nei suoi film precedenti, parla in continuo, peraltro vomitando battute per niente memorabili, quindi per seguire i suoi deliri autoreferenziali servirebbe avere in mano il copione del film o possedere la memoria di Pico della Mirandola.

Il Wolverine che siamo abituati  a vedere è esattamente l’opposto, un supereroe laconico e combattivo per eccellenza, e infatti per rendere in qualche modo compatibili i due personaggi il suo è stato sacrificato. Ma tanto chissenfrega: nel multiverso ci sono tonnellate di Wolverine, basta scegliere quello giusto. E alla fine, questa sua versione si intenerisce adattandosi alle esigenze del copione. Clap clap.

Già, il multiverso. Una trovata ormai abusata, buona per superare facilmente qualunque intoppo narrativo, tanto tra le infinite congiunzioni spazio-temporali si trova sempre la soluzione al problema, per quanto inverosimile possa essere, compensando la mancanza di uno straccio di storia coinvolgente.

Morena Baccarin e Ryan Reynolds in Deadpool & Wolverine

Non che sia facile disegnarla, visto che oltre ai due protagonisti si muovono sulla scena un nugolo di altri supereroi, incluso un ormai attempato e canuto Blade (Wesley Snipes), ma probabilmente nella regione del multiverso dal quale proviene anche i nonni si gettano nella pugna, per cui il problema non sussiste.

Certo, rimangono gli effetti speciali e le scene di combattimento, peraltro nulla di eccelso, ma alla fin fine sono riempitivi che non possono in nessun modo compensare la mancanza di un racconto credibile nel quale inserirli efficacemente.

Questa pellicola può lentamente trascinare nella noia più avvilente chiunque non conosca a memoria tutti i film precedenti e non sia un profondo appassionato dell’universo Marvel.

Il bello è che in sostanza parliamo di un film strutturalmente metacinematografico, nel quale Deadpool fora costantemente la quarta parete, e leggendo tra le righe dei suoi interminabili monologhi ammette di fatto il fallimento del mondo Marvel a livello cinematografico.

Ma questo film non fa niente per redimerlo. Anzi. Fa scendere ancora di più il livello. Perché neanche la dimensione metacinematografica compensa la mancanza di una storia e di personaggi credibili.

Vabbè.

Un film per gli estimatori dei film Marvel. Pare che in giro ce ne siano ancora, nonostante tutto. Magie del cinema. Astenersi tutti gli altri.

Deadpool & Wolverine - trailer ufficiale ITA