Napoli. Successo assoluto per “De/frammentazione”.
Dopo le “anteprime” al Festival Genera Azione di Brescia e al Kilowatt Festival 2024 di Sansepolcro eccoli finalmente a casa: al teatro Piccolo Bellini dal 12 al 17 novembre, Roberto Marinellinel ruolo di Zero, Michele Magni nel ruolo di Uno e la profonda Francesca Borrieronel ruolo di Moglie. Lo schema è quello del sistema binario su cui è fondata la nostra società, eppure gli interpreti si fanno metafora visibile di un “Dramma Assoluto con Incursioni a Latere di Io Epico ovvero UNA STORIA DI IMPOSSIBILITÀ”.Impossibile, sì, staccare l’attenzione. Nemmeno nel minuto di pausa affidato a scena aperta al tempo esterno con un vero e proprio cronometro. Oggi Fabio Pisano è un“under quaranta”. Nel 2019, il suo testo vinse, a buon ragione, il Premio Fersen per la Drammaturgia. Ci confessa di aver avuto una forte spinta nello sperimentare questo tipo di scrittura dopo la lettura del "Teoria del Dramma Moderno" di Peter Szondi e del "Il Teatro Post Drammatico" di Lehman. Urrà per i libri che sanno parlare ancora alle nuove generazioni. Sappiamo quanto bisogno ci sia di nuova drammaturgia, e finalmente, siamo di fronte ad una composizione attuale di respiro internazionale. Abbiamo un plot di semplice umanità: un uomo impotente ed una triangolazione amorosa. Forse solo il racconto di “un uomo che fa il suo lavoro con un rivolo di noia”. Potrebbe essere tutto nella sua testa per riorganizzare i dati, come sembra suggerire la presenza in scena dell’assistente alla regia Irene Latronico, intenta a proiettare segmenti di pensiero. Ciò che rende interessante il testo rappresentato integralmente, e diciamolo, splendidamente, dal regista Michele Segreto, è la modalità cinematografica, fotografica, di uno storytelling che chiarisce senza mai banalizzare, distinguendo cartesianamente le evidenze psichiche di ogni emozione colta nel momento in cui potrebbero nascere. Potrebbero. Flashback nei flashback come una scatola cinese dell’esistenza di personaggi non ancorati davvero né alpassato né al presente. Come fossero pagine di un fitto intrigo srotolate sul lungo tavolo di scena. Da narratori in carne ed ossa, vengono consegnate parole ed emozioni da intrepretare prima didascalicamente, poi pian piano, senza mai scivolare nell’astrazione, le voci degli attori diventano più calde, tradiscono volutamente i “pizzichi sul cuore”. La regia riesce a valorizzare la partitura come spazio raro di linguaggio in cui ogni scena diventa tessuto di esperienze di vita e desideri nascosti. Lo spettacolo (per fortuna) è stato prodotto da servomutoTeatro, Liberaimago, sostenuto da Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali, in collaborazione con Ram – Residenze Artistiche Marchigiane. Il progetto promosso da MiC e Regione Marche, con il supporto del progetto di residenza artistica Teatro Le Forche – Futuro Prossimo Venturo 2024 e IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia / Circuito Claps.
L’ontologia della scrittura di Pisano apre, taglia, distanzia e tocca il senso, per dirla con il filosofo Jean-Luc Nancy. Nella messa in scena si percepisce la sinergia di tutti, l’ e-scrizione, de-scrizione e re-scrizione scenica di ogni singolo componente della squadra: “Fianco a fianco alla propria nuvola come fossero stati la loro pioggia, fianco a fianco alla propria vela come fossero stati due nubifragi …come fossero state due sedie fianco a fianco alle proprie scomodità… come fossero state due cicatrici fianco a fianco ai propri corpi…come fossero stati due amici fianco a fianco alla proprie vite, come fossero state le proprie domande fianco a fianco alle proprie risposte… come fossero state due aperture fianco a fianco alla chiusura del mondo…come fossero stati due, uno e zero, zero e uno”.
Anita Laudando corrispondente
Fonte cinquewnews.