1992. Emil Kurjak (Stuart Martin) comanda un drappello di soldati a Yorvolak, una piccola cittadina nei Balcani devastati da una guerra fratricida. L’ordine è di mantenere la posizione, ma misteriosi aggressori, apparentemente invulnerabili alle pallottole, cominciano a massacrarli nottetempo.
Harlan Draka (Wade Briggs), che si spaccia per esorcista, cacciatore di vampiri e demoni vari, viene prelevato a forza dai soldati per affrontare la situazione. Persona dal passato oscuro, viene creduto essere un Dampyr, creatura nata dall’unione di un vampiro e una donna umana, grazie anche alle messe in scena create con all’aiuto del giovane amico Yuri.
Harlan è il primo a non credere al soprannaturale, ma viene gettato da Emil nelle strade di Yorvolak, e si troverà a dovere affrontare e sconfiggere le creature al comando del Maestro della notte Gorka, scoprendo la sua vera natura. Sopravvive la vampira Tesla (Frida Gustavsson), che decide di ribellarsi al suo oscuro padrone.
Comincia la lotta senza quartiere contro il terribile Gorka, che secoli prima aveva lottato contro il padre di Harlan, il Maestro della notte Draka…
Dampyr: un accettabile punto di partenza per i cinecomic della Bonelli
La storia raccontata nel film segue abbastanza fedelmente quella narrata dai primi due albi dell’omonimo fumetto della Bonelli (Il Figlio del Diavolo e La Stirpe della Notte). Una cosa senz’altro molto apprezzabile per chi, come chi scrive, è un appassionato del personaggio creato da Mauro Boselli e Maurizio Colombo.
Harlan, Emil e Tesla sono molto simili fisicamente ai loro omonimi del fumetto, forse sono meno fedeli per quanto riguarda la personalità, in quanto la recitazione alle volte è sopra le righe, specie per quanto riguarda l’aspetto macho di Emil.
Certo, condensare due interi albi in un’ora e mezzo di film non è un’operazione semplice, e probabilmente si è resa necessaria una semplificazione della complessità dei personaggi, sacrificata in funzione della resa cinematografica.
Il lato debole del film è negli effetti speciali, anche perché è stata fatta la scelta molto discutibile di attribuire ai Maestri della notte poteri (come quelli telecinetici) che nel fumetto non hanno, per cui sono stati aggiunti alcuni effetti visivi (peraltro non bene riusciti) di cui non si sentiva francamente bisogno. Tra l’altro il finale del film è significativamente diverso da quello del secondo albo, che si sarebbe potuto mettere in scena al cinema senza ricorrere a giochi (più o meno) luminosi alla Harry Potter.
Voglia di competere con DC e Marvel anche dal punto degli effetti speciali? Forse, però forse è meglio non forzare la mano, specie se non si riesce ad essere all’altezza, magari per (ovvi) motivi economici.
Nel complesso comunque questa pellicola può essere un buon punto di partenza per il Bonelli Cinematic Universe. In bocca al lupo!