COVID: UN PROBLEMA SENZA DATA DI SCADENZA

COVID: UN PROBLEMA SENZA DATA DI SCADENZA
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Testimonianza del periodo di isolamento a due anni e mezzo dall'inizio della pandemia

Nonostante sia passato parecchio tempo dall’inizio della pandemia, il Covid, come tutti ben sanno, è ancora in circolazione, finalmente non più in maniera aggressiva come i primi tempi ma ancora subdolo e fastidioso, infettarsi di una delle sue attuali varianti implica il trascorrere un periodo in isolamento con ciò che ne consegue per il benessere psico-fisico della persona.

Si ritorna a vivere l’obbligo di rimanere in casa e di non poter uscire se non per effettuare il tampone di controllo per la malattia - in caso di lavoratore dipendente – altrimenti, non si può mettere il naso fuori dalla porta di casa per nessuna altra ragione. Nonostante ci si sia sottoposti a tutti i tre vaccini previsti la possibilità di contagio è sempre dietro l’angolo. Una volta contagiati, i primi due giorni sono i più duri: febbre altissima e impossibilità a reggersi in piedi, poi pian piano la febbre cala, verso il settimo giorno rimangono solo un po’ di tosse e raffreddore accompagnati comunque da tanta stanchezza, ma la positività non passa e rimanere chiusi nella propria dimora comincia a pesare.

La reclusione in casa inizia a diventare logorante e la voglia di uscire per stare all’aria aperta e godere dei benefici dei raggi del sole è sempre più alta. Ricordiamo che una qualsiasi influenza o patologia che richiede l’astensione dal lavoro comporta la reperibilità in determinate fasce orarie nelle quali bisogna farsi trovare obbligatoriamente al proprio domicilio, oltre alle quali - se non vi sono particolari controindicazioni - è consentito uscire di casa, diversamente con il Covid si perde ogni autonomia e bisogna appoggiarsi a parenti e conoscenti per qualsiasi necessità si presenti durante il periodo di “reclusione”, anche l’acquisto di generi alimentari di prima necessità diventa un problema, per fortuna che la tecnologia ha messo a disposizione delle specifiche App che ci possono essere di aiuto in questi casi (sempre che si abbia la dovuta padronanza delle nuove tecnologie, cosa non facile per molte persone anziane).

Dal punto di vista finanziario l’infezione da Covid ha un suo costo, per un test rapido in farmacia si spendono 15 Euro e, solitamente, vi è la necessità di farne almeno tre - per un totale di 45 Euro - per consentire di rinnovare il certificato di malattia. Inoltre, se si volesse monitorare lo stato del contagio bisogna ricorrere ai test rapidi casalinghi che, a seconda del canale di vendita (farmacia, altri negozi e online) hanno un certo costo che alla fine incide comunque sul totale.

Diverso il caso - anche se non si è contagiati/infettati - del dover effettuare un viaggio all’estero, alcuni paesi stranieri infatti, richiedono ancora due tamponi molecolari effettuati 48 e 24 ore prima del volo da due laboratori di ricerca diversi. Per un friulano che abbia malauguratamente un volo nel pomeriggio il problema si fa serio, l’unica soluzione disponibile in un caso del genere in Friuli è prenotare un appuntamento a Pordenone ed uno a Udine, questo perché quasi tutti i laboratori regionali eseguono gli esami solo al mattino e si appoggiano ad un istituto privato di Udine che detiene il monopolio come laboratorio d’appoggio per l’esito dei tamponi molecolari.

Si segnalano, inoltre, alcune incongruenze sulle disposizioni previste per chi è in isolamento: le linee guida del Ministero della Sanità, distribuite tramite mail ai contagiati, riportano come data di revisione il 10 marzo 2020; in esse si raccomanda ancora l’utilizzo della mascherina chirurgica invece della FFP2, decisamente più adeguata a gestire una simile situazione. In un secondo allegato si invita, altresì, ad interrompere la raccolta differenziata e a predisporre degli unici sacchi ove conferire tutti i rifiuti. Un invito che appare quanto meno anacronistico in quanto oggi giorno in ormai quasi tutti i comuni friulani si effettua la raccolta differenziata porta a porta che consente di esporre i rifiuti con un tempo che sarebbe sufficiente al fine di far decadere eventuali tracce di virus ancora presenti sulle superfici. Insomma, due indicazioni ministeriali non sono proprio al passo con i tempi, a testimoniare la lentezza elefantiaca dell’apparato burocratico che vanificano quanto di buono fatto fino ad ora dal comparto sanità. Inoltre, potersi mettere in contatto con le autorità predisposte a fornire informazioni in merito non è affatto semplice, a volte addirittura impossibile, con un po’ di perseveranza e ingegno una qualche risposta si riesce anche a rimediare tramite canali non espressamente dedicati ma anche questo non sempre è possibile.

Da ultimo, per quanto chi scrive sia la prima a detestarle, sarebbe il caso di valutare la reintroduzione dell’obbligo delle mascherine all’interno degli spazi affollati al chiuso e senza areazione - contrariamente a quanto in programma dall'attuale governo - in quanto il contagio può avvenire molto semplicemente anche in uno dei qualsiasi supermercati nei quali ci si reca di routine per fare la spesa. Una soluzione che potrebbe essere pensata per il solo periodo freddo dell'anno e in ambienti densamente affollati che permetterebbe anche di evitare quei fastidiosi raffreddori e mal di gola tipici di questo periodo autunnale.

Insomma, la strada verso una parvenza di vita senza Covid è ancora lunga e costellata di tantissimi contagi.

Guendy Furlan