1985. In volo sopra una foresta statunitense, un narcotrafficante getta da un aereo un carico di cocaina. Poi si lancia con il paracadute, ma essendo strafatto sbatte la testa sul montante del portellone di uscita del velivolo, sfracellandosi al suolo.
Il ritrovamento del suo cadavere e di parte della droga fa partire le indagini su quanto accaduto. Nel frattempo un’orsa ha cominciato a mangiare la cocaina caduta nelle foreste limitrofe, diventando dipendente dalla droga e capace di tutto pur di procurarsene ancora.
Nella zona convergono ben presto dei narcotrafficanti, decisi a recuperare il prezioso carico perduto, la polizia e numerosi altri più o meno improbabili personaggi, molti dei quali destinati a fare una gran brutta fine, a causa del plantigrado tossicodipendente…
Cocainorso: un piacevole e sgangherato film senza pretese
Il film esce in Italia in un momento mediaticamente sensibile alla tematica del rapporto tra plantigradi, ambiente e uomo, a causa della drammatica morte di un runner, in seguito al suo sfortunato incontro con un’orsa nei boschi del Trentino.
Una coincidenza temporale che forse permetterà alla pellicola un maggior incasso al botteghino in Italia, anche se non ha nessuna pretesa di di riflettere o indagare su complesse problematiche etiche ad ambientali, anzi.
Il registro del film è infatti del tutto demenziale, con in azione una pletora di personaggi che sembrano tirati fuori dal cilindro dei migliori fratelli Coen.
Troviamo infatti una coppia di adolescenti in fuga dalla scuola e in cerca di trasgressione, la madre di una di loro, un gruppetto di bulletti a caccia di vittime da depredare, una ranger sovrappeso corteggiata da un esperto di fauna locale, una tenera coppia di turisti, un boss della droga, suo figlio e un fidato tirapiedi, un’insospettabile poliziotta corrotta, un poliziotto dal cuore tenero, una coppia di infermieri di un’autoambulanza e, ovviamente, l’orsa tossicodipendente e i suoi cuccioli.
Il film si basa su un fatto veramente accaduto nel 1985, quando un plantigrado effettivamente morì con nel sangue tracce di cocaina, senza tuttavia avere fatto del male a nessuno. In Cocainorso invece i cadaveri mutilati abbondano, ma questa pellicola, di incerta classificazione, tutto è meno che un horror o un thriller, anche perché le scene potenzialmente più splatter fanno ampio uso del fuoricampo, per cui si allude al massacro ma lo si vede poco.
Anche se qualche momento di tensione effettivamente c’è – dipende molto dalla sensibilità e dalle aspettative dello spettatore – la debole storia raccontata è più che altro una scusa per mostrare una sequela di personaggi sopra le righe e di situazioni demenziali, nelle quali idiozia e nonsense spadroneggiano.
Il film scorre piacevolmente per un’ora e mezza, senza mai prendersi sul serio, per cui vale certamente il prezzo del biglietto. Una nota a parte merita forse il personaggio della ranger Liz (Margot Martindale), che ha un ruolo centrale nell’economia del racconto ed è il motore di alcune divertenti situazioni mostrate.
Nel complesso un film sgangherato e senza pretese, che comunque diverte.
Da vedere. Al cinema.