Captain America: Brave New World - recensione del film di Julius Onah

Un film insipido e prevedibile, che non sembra essere in grado di ridare slancio al Marvel Cinematic Universe.

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Captain America: Brave New World -  recensione del film di Julius Onah

Il nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America è Thaddeus “Thunderbolt” Ross (Harrison Ford), ex generale che a suo tempo era stato fonte di non poche rogne per gli Avengers.

Sam Wilson (Anthony Mackie) è il nuovo Capitan America, appena uscito vittorioso da una difficile missione che ha permesso di recuperare una partita di adamantio in Messico.

Viene invitato alla Casa Bianca, dove il nuovo Presidente gli propone di voltare pagina su quanto successo nel passato e di riformare gli Avengers, sui quali conta per portare avanti il suo progetto di cooperazione internazionale, basata sullo sfruttamento condiviso delle risorse dell'Isola Celestiale.

Mentre si rivolge ai leader internazionali convenuti a Washington, Thaddeus viene però attaccato da un gruppo di uomini armati.

Ovviamente c'è un cospiratore che trama nell'ombra, un nemico oscuro che proviene da uno scomodo passato che il Presidente sperava rimanesse sepolto per sempre...

Harrison Ford in Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World – un film insipido e prevedibile

In un certo senso questo film è molto attuale: il nemico non proviene dallo spazio, ma è bene incistato nel nostro mondo. Il Presidente degli Stati Uniti d'America è un personaggio discusso e discutibile, come gli ultimi due inquilini della Casa Bianca.

Sullo sfondo c'è poi una crisi internazionale, che vede aprirsi fratture non solo tra Occidente e Oriente, ma anche tra gli alleati storici degli USA, più precisamente la Francia e il Giappone.

Il pericolo non viene dagli alieni, ma da un possibile conflitto mondiale per spartirsi le risorse planetarie.

Curiosamente non vengono mai nominate né la Cina, né la Russia, né l'Unione Europea, a quanto pare opportunamente rimossi dal mondo descritto nel nuovo capitolo della MCU.

Un modo per glissare sui problemi più scottanti nella politica internazionale statunitense, probabilmente.

Anthony Mackie in Captain America: Brave New World

Certo è che la storia raccontata è veramente debole e frammentata, e se Thaddeus è un Presidente degli Stati Uniti d'America che non dà sicurezze a nessuno – neanche a sé stesso – il nuovo Capitan America impallidisce davanti alla presenza scenica del buon vecchio Steve Rogers, quello originale, interpretato da Chris Evans.

Il film ondeggia tra azione, spy story e thriller, senza convincere mai. Julius Onah esegue il suo compitino senza mai entusiasmare, girando una pellicola che cerca anche di prendersi in giro, ma non serve, perché la qualità è nel complesso così mediocre che viene spontaneo sorridere. Per non piangere.

Anche gli effetti speciali lasciano alquanto a desiderare.

Il finale è poi prevedibile, didascalico e retorico, e infligge il colpo finale a un racconto che comincia in modo guardabile, per poi spegnersi descrivendo una inesorabile parabola verso l'inutilità e gli sbadigli.

Se Captain America: Brave New World da un lato dimostra per l'ennesima volta come un film sia spesso in qualche modo uno specchio della realtà politica e sociale nel quale viene girato, dall'altro è la conferma della crisi apparentemente irreversibile nella quale si è avvitato il mondo della MCU.

Speriamo in un deciso cambio di marcia in futuro, ma le premesse non sono di certo rosee...

Captain America: Brave New World - trailer ufficiale ITA