Sbellicarsi. Che con il dualismo di Bergonzoni vuol dire ridere di gusto ma anche deporre le armi, abbandonare le armi, terminare le guerre. Nonostante la viabilità interrotta in diversi punti in quel di Sacile, lo spettacolo (e che spettacolo!) è stato seguito da moltissimi avventori. L'anteprima del nuovo spettacolo di Bergonzoni Arrivano i Dunque (avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca)
non delude, confonde, diffonde, infonde. Il monologo paradossale, il concatenarsi di sinonimi e contrari, di neologismi e di assonanze, intrattiene la ridente platea, incollata ad un inarrestabile mattatore. Le invettive sagaci, accompagnate da un costate movimento in ogni direzione, trattano i temi più vari (guerre, politica, violenze di genere e storture in generale) lanciando nel mare magnum di vocaboli messaggi di speranza, di compassione e di amore. Bergonzoni è malato di congiungiVite perché è proprio questo il suo scopo, unire le vite delle persone, occuparsi dei più deboli o di coloro che soffrono per le follie belligeranti di altri.
Sul palco si presenta vestito con un lungo camice bianco, con un aspetto un po' folle, dichiaratamente matto "uscire di manicomio è sempre meglio che entrare". Non ha timore di citare sue citazioni scritte su libri di autori poderosi (è scritto sulla Divina commedia, da me, ma pur sempre sulla divina commedia) e neanche di criticare aspramente autorità, politici e sistemi (l'asilo politico è letteralmente in parlamento) o di parlare di malattia e morte. Sono passate un'ora e quarantacinque, nessuno le ha notate, le ore passano ma nessuno nota fa notare Bergonzoni. Non ci sono tabù nel dialogo con il pubblico, tutto si può dire o non dire o dire in altro modo o in altro suono, persino Dio e il Papa vengono spiattellati nel gioco di parole del drammaturgo. L'asta dei pesnsieri di Alessandro Bergonzoni lascia una piacevole serata a chi ne ha goduto, ma soprattutto lascia tanti messaggi di amore e di esortazione a fare: fare per la pace, fare contro la violenza, fare contro le ingiustizie e fare della fratellanza lo scopo unico del vivere.
Quando muore qualcuno si scrive RIP... perché dobbiamo riposare in pace? perché non possiamo VIVERE in pace?
Chapeau!
Carlo Liotti