Aquaman e il Regno Perduto: recensione del film di James Wan

Un film di puro intrattenimento visivo, basato su una storia caotica, che punta sugli effetti speciali, un ritmo elevato e scenari sgargianti

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Aquaman e il Regno Perduto: recensione del film di James Wan

Arthur Carry aka Aquaman (Jason Momoa) divide la vita tra la sua famiglia sulla terraferma e le gestione del trono di Atlantide negli abissi oceanici. In realtà si annoia parecchio, nonostante la gioia di crescere il suo primogenito maschio.

Ma niente paura, perché il suo vecchio nemico David Kane aka Black Manta (Yahya Abdul-Mateen II) ha scoperto in una misteriosa città congelata sotto i ghiacci polari un Tridente Nero, oggetto dai devastanti poteri che lo mette in comunicazione con il malvagio Kordax, sovrano imprigionato da un incantesimo che governava un regno oceanico di cui si era perduta la memoria.

Per salvare famiglia, corona e mondo intero, Aquaman chiede aiuto al suo fratellastro Orm (Patrick Wilson), ex re di Atlandide imprigionato sulla terraferma, formando un’alleanza creata sbattendosene della volontà dei potentati dei regni sottomarini.

Nel frattempo il bieco Black Manta ha rubato enormi quantità di oricalco, un materiale che se bruciato produce gas serra che scatenano il riscaldamento globale e l’acidificazione degli oceani, con corollario di disastri ambientali ed epidemie varie.

La lotta tra bene e male infuria…

Patrick Wilson e Jason Momoa in Aquaman e il Regno Perduto

Aquaman e il Regno Perduto: un film di puro intrattenimento visivo, basato su una storia caotica, che punta sugli effetti speciali

Diciamolo francamente: la storia è insignificante, un semplice pretesto per mettere in scena un vortice di avvenimenti basati su effetti speciali a badilate, peraltro neanche eccelsi.

Del resto è difficile aspettarsi qualcosa di più da un film di questo tipo. E visto il livello meno che mediocre a cui ci ha abituato il DC Extended Universe della Warner Bros, di cui Aquaman e il Regno Perduto dovrebbe essere l’ultimo capitolo, questa pellicola si fa anche vedere volentieri, a patto di lasciarsi trasportare dal flusso narrativo in piena sospensione dell’incredulità.

Il messaggio ecologico, con strizzatina d’occhio al consumo di insetti come cibo alternativo da assaggiare con interesse, viene lasciato sul sottofondo, travolto dal turbine di combattimenti e inseguimenti vari negli oceani.

Sia chiaro: allo spettatore medio di quanto narrato in questo film non rimarrà nulla, ma chissenefrega. Anche la storia familiare, con annesse problematiche relazionali tra padri, figli e fratelli, che è uno degli assi portanti del racconto, scorre via senza mordente, così come il pippone rituale sulle responsabilità dei regnanti.

Anche l’iniezione di comicità e battute stantie non fa molta presa, persa nel caotico guazzabuglio generale.

Insomma stiamo parlando di un film per molti aspetti insignificante, ma che comunque garantisce due ore di tranquillo intrattenimento, se piace il genere e non si coltivano particolari aspettative nè si cerca un prodotto autoriale.

In caso contrario astenersi.