Scrittore, sceneggiatore e regista, Ivan Cotroneo, conosce l’arte di emozionare attraverso l’intreccio semplice eppure sorprendente. Un racconto borghese in cui qualunque spettatore può riconoscersi. È il valore drammaturgico di “Amanti” in scena al Teatro Eduardo De Filippo di Arzano (Napoli) dal 4 al 6 marzo 2025.
Il protagonista lo riconosciamo subito:

Massimiliano Gallo (figlio dello storico cantante lirico Nunzio Gallo), che nel 1988, insieme al fratello Gianfranco, ha fondato la "Compagnia Gallo" diretta da Aldo Giuffré. Nonostante in questo momento storico la compagnia si sia sciolta, il suo ricordo, insieme al talento ereditario, è forza artistica tale da creare il tutto esaurito in ogni teatro in cui i due artisti si esibiscono, anche se separatamente.
In questo lavoro, il doppio piano delle eleganti scenografie di Monica Sironi, restituisce lo scavo interiore di una commedia, in due atti, in cui un uomo contemporaneo ha il compito di ridefinire se stesso, la sua vita, i suoi desideri, attraverso la psicoterapia.

Non è questo il modo convenzionale di descrivere il plot di quanto abbiamo visto, ma che l’attore protagonista non bari, non finga, è una consapevolezza che desumiamo dall’intimità della scena finale. Lo stesso vale per la co-protagonista Fabrizia Sacchi. Imprimere intensità dopo aver creato comicità viva, non è questione solo di carisma, ma di profondità e spessore del personaggio. Dunque, Massimiliano e Fabrizia nei panni di Giulio e Claudia, diventano amanti, dopo essersi incontrati, casualmente, davanti all’ascensore della propria psicoterapeuta: la dottoressa Cioffi, interpretata da una decisa Orsetta De Rossi. Interessante il fatto che quando questa apprende che le dinamiche dei suoi pazienti sono sfuggite al suo controllo, si genera un processo di triangolazione tale da far saltare il “setting” interno alla terapia stessa. La rottura dello schema, infatti, fa emergere la forza della dipendenza che caratterizza le dinamiche di coppia, e i personaggi si ritrovano, grottescamente, sulla linea di confine di chi non sa se saprà affrontare se stesso prima di dover scegliere fra moglie, marito, amante o figlio. Eleonora Russo nei panni di Laura, la moglie tradita di cui non vedremo mai la reazione, è fine caratterista e regge l’azione comica al punto che possiamo immaginare anche ciò che non vediamo. Funzionale il ruolo di Diego D’Elia, spalla delicata della vicenda che finirà bene, per lui, almeno dal punto di vista delle apparenze. Dai “Tradimenti” di Harold Pinter di mezzo secolo, fa al disincastro relazionale di “Amanti”, scorrono vite e tempi alleggeriti dalle rigidità giudicanti del passato, nutrite dalle nuove frontiere della maternità.
I ritmi sono assicurati da dialoghi a tratti cinematografici e da un linguaggio che usa schizzi di dialetto quando vuole trovare l’essenza della comunicazione interiore e agganciare il pubblico. Una modalità in cui, Massimiano Gallo, figlio del teatro tradizionale partenopeo, è maestro inimitabile.
Costumi di Alberto Moretti, luci di Gianfilippo Corticelli, e tanti, ma tanti, gli applausi per la produzione firmata Diana OR.I.S.
Anita Laudando Corrispondente