Alla festa della vita di Mrs Dalloway#1

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Alla festa  della vita di Mrs Dalloway#1

Dopo un lungo restauro la galleria ex Gamud del Palamostre di Udine prende nuovamente vita come site specific per Mrs Dalloway#1, una delle nuove produzioni del Css per Teatro Contatto.
A cento anni dalla sua pubblicazione il romanzo di Virginia Woolf è estremamente attuale: la rappresentazione portata in scena si basa sulla traduzione di Marisa Sestito che ben esprime la poetica e il ritmo della narrazione dell'autrice.

Si racconta di Clarissa Dalloway signora dell'aristocrazia inglese moglie di un membro della Camera dei Lords, intenta a preparare la festa che si sarebbe svolta la sera stessa, il 13 giugno 1923, in casa sua. Tutto deve essere perfetto, ogni dettaglio deve essere curato in attesa di ospiti importanti.

Clarissa, impersonata dall'attrice Francesca Osso apre le porte della sua casa, saluta affettuosamente gli ospiti/spettatori e li fa accomodare in un lungo salone bianco con due file di sedie (anch'esse bianche) su cui prendere posto. Lo spazio è delimitato da grandi pannelli di carta che ondeggiano al passare dell'attrice producendo un delicato fruscio che ricorda l'isciaquio del mare sulla battigia. Una grande specchiera è posta ai margini di uno dei due lati più stretti. Nel mezzo si muove l'attrice/Clarissa intenta a controllare che tutto sia in ordine, l'argenteria, i candelabri, prima di uscire a comprare i fiori per la festa.
I passi di Clarissa lungo il salone sono pretesto per far fluire i pensieri: presente e passato si mescolano, si confondono fino a diventare una cosa sola. Il tempo è trascorso velocemente, quel 13 giugno è una giornata bellissima, fresca ed adatta ai bambini.
Da oltre vent'anni abita a Westminster e nonostante abbia appena passato la cinquantina e qualche capello grigio di troppo, spuntato dopo un'influenza che la aveva debilitata, resta sempre una bella donna. Ma è veramente soddisfatta oppure la vita che sta vivendo è vuota e priva di significati? Lei ha dedicato tutta la sua vita a compiacere il marito. Ma la sua esistenza dorata ha preteso un prezzo che lei ha "pagato" rinunciando all'amore giovanile per Peter Walsh a favore di un uomo che le avrebbe garantito un notevole tenore di vita, Mr Dalloway ed all'infatuazione nei confronti della sua amica Sally Seton che ammirava per la sua sicurezza dalla quale era stata furtivamente baciata. Clarissa ha dovuto adattarsi ad un altro modo di vivere per essere accettata in società, dove la forma è più importate della sostanza.

In questo mondo regolato da precise convenzioni si sente però sola e sopraffatta anche se consapevole di amare la vita, Londra, quel momento di giugno, ogni giorno, ogni ora sottolineati dallo scoccare del Big Ben. Sono passati alcuni anni dalla fine della prima guerra mondiale, i terribili momenti sembrano un lontano ricordo ma è sufficiente lo scoppio in lontananza di una marmitta a far sprofondare Clarissa nella consapevolezza che qualcosa di brutto stia per accadere. Nel suo incedere per le vie di Londra incrocia un reduce, Septimus Warren Smith poeta, colto, di estrazione medio bassa che assieme alla giovane moglie italiana Lucrezia è in città per essere visitato dal medico William Bradshaw che gli consiglierà un ricovero per arginare i pensieri negativi e le visioni che lo perseguitano, da quando durante la guerra ha assistito alla morte di un suo carissimo amico. Septimus al ricovero preferirà la morte, gettandosi da una finestra. Clarissa e il suo doppio Septimus, bene e male, vita e morte legati indissolubilmente nel cerchio dell'esistenza. La notizia della morte di Septimus arriva alla festa portata da Lady Bradshaw, che si scusa per ritardo provocato dal suicidio di un paziente del marito. Per i convitati sarà solo uno dei tanti argomenti di conversazione. Clarissa invece è profondamente colpita dalla notizia, scappa dalla festa andando a rifugiarsi in una stanza dalla quale vede andare a letto la signora anziana che abita difronte. Il tempo continua a scorrere inesorabile e Clarissa dopo un primo momento di scoramento decide di tornare alla festa della sua vita.

Il site specific creato dalla scenografa Luigina Tusini consente agli spettatori di calarsi e osservare la vita che si svolge attorno. Il bianco assoluto è la tavolozza su cui disegnare il proprio futuro. Seduti comodamente i tormenti di Clarissa e Septimus interpretati da Osso con grande padronanza, diventano spunto di riflessione sulla precarietà della vita, sulla fragilità dell'esistenza e sul tempo che trascorre inesorabile. Ma forse diventa anche stimolo a non perdere il tempo futuro che rimane e ad utilizzarlo al meglio fluttuando tra le onde di ciò che ci è destinato. Molto belli ed eleganti i costumi di scena, l'abito bianco a sottoveste, il soprabito grigio perla e quello scelto per la festa, verde con paillettes e strass che ricorda i colori del mare d'estate. La scelta della regista Rita Maffei di far abitare lo spazio scenico è azzeccata, gli spettatori si percepiscono nella Londra del tempo con tutte le sue contraddizioni. Le musiche originali realizzate da Vittorio Vella legano perfettamente "spazio, suono e contemporaneità" e sono perfette per sottolineare i momenti salienti del flusso di coscienza di Clarissa.