2142. I tecnici della compagnia Weyland-Yutani ritrovano nello spazio un bozzolo contenente lo xenomorfo che ha sterminato l’equipaggio della ESCSS Nostromo, l’astronave da carico dove si è svolta la maggior parte dell’azione nel primo, mitico Alien, del 1979, di Ridley Scott.
Possiamo immaginare che ovviamente le cose non vadano lisce, come i tecnici della bieca compagnia magari potevano sperare, ma la scena si sposta subito nella colonia mineraria di Jackson’s Stars, dove incontriamo i due protagonisti di questo nuovo capitolo della saga.
La giovane Rain Carradine (Cailee Spaeny) non se la passa bene. Le viene negato il permesso di abbandonare il pianetucolo dove si trova costretta a lavorare come una schiava, dopo avere perso entrambi i genitori, morti in una miniera che è diventata la tomba dei lavoratori della colonia.
Inoltre deve badare a suo fratello Andy (David Jonsson), che scopriamo subito essere in realtà un sintetico con problemi di funzionamento, rottamato dalla perfida Weyland-Yutani, ma recuperato dai genitori di Rain e programmato per proteggerla, anche se nei fatti è lei a badare a lui.
I due accettano l’offerta dell’ex ragazzo della protagonista di raggiungere la stazione spaziale Renaissance, ridotta a un rottame alla deriva nello spazio, per rubare attrezzature per poi potere raggiungere il pianeta indipendente Yvaga, dove cominciare una nuova vita.
Un lavoretto apparentemente facile, ma ovviamente una volta giunti a bordo della Renaissance le cose non andranno come previsto…
Alien: Romulus - un godibile omaggio ai primi due capitoli della saga
La storia è dichiaratamente ambientata tra gli eventi del primo Alien e quelli del secondo capitolo del franchise, divenuto ormai anche lui un cult, Aliens – Scontro Finale, di James Cameron, del 1986.
Per gli amanti della saga, come il sottoscritto, è impossibile non apprezzare la ricostruzione degli interni delle astronavi, fedeli riproduzioni di quelli che abbiamo visto nei primi due film, con ampio schieramento di schermi a tubi catodici e pulsanterie, ormai appartenenti al passato del cinema di fantascienza.
Anche le strutture della colonia mineraria di Jackson’s Stars sono evidentemente ispirate da quelle della cittadella di Hardley Hope, l’isolata base sullo sperduto pianeta LV-426, nel quale avvengono i drammatici eventi narrati in Aliens – Scontro Finale.
In Alien: Romulus le citazioni dei primi due film della saga non si contano, a partire dalle battute pronunciate dai protagonisti. Rimane intatta poi anche la violenta critica sociale delle spietate politiche capitalistiche della mitica e bieca compagnia Weyland-Yutani, che se ne sbatte degli esseri umani, sfruttati senza pietà in nome del profitto.
Rimane anche il confronto e la difficile relazione tra umani e androidi, tema sempre più impegnativo e contemporaneo, vista la proliferazione della AI nella nostra società.
La struttura narrativa è analoga a quella di Aliens – Scontro Finale, anche se questa volta è ambientata in una stazione spaziale, e non su un pianeta: un prima parte iniziale, relativamente tranquilla, in cui ci vengono mostrati i protagonisti e la loro vita squallida, la parte centrale, dove avviene il grosso dell’azione e dello scontro con gli alieni, e poi la resa dei conti finale, che comunque è contaminata con riferimenti ad altri capitoli della saga.
Insomma un film volutamente citazionista – e non potrebbe essere diversamente, credo – ma che non si basa solo sui riferimenti ai film precedenti, ma è basato su una solida storia, narrata con mestiere e ottimamente recitata.
Un plauso in particolare alla giovane Cailee Spaeny (la avevamo già apprezzata nel recente e interessante Civil War), che ha dovuto sobbarcarsi l’onere d’interpretare un personaggio che doveva reggere il confronto con la mitica Ellen Ripley (Sigourney Weaver) dei primi capitoli. Operazione riuscita, tutto sommato.
Insomma una pellicola che farà la felicità degli amanti dei primi film della saga, che magari li hanno visti anche al cinema, come me, anche se personalmente mi chiedo quanto possa essere apprezzato dal pubblico più giovane, che non conosce bene i primi due film, e che è assuefatto a un cinema di fantascienza basato solo su effetti speciali.
Alien – Romulus, che per quel che mi riguarda è il terzo migliore film della saga (dopo i primi due usciti in ordine cronologico), è quindi un ottimo prodotto commerciale, un godibile omaggio per chiunque abbia apprezzato le gesta di Ellen Ripley, prima sulla ESCSS Nostromo e poi su LV-426.
Per loro, un appuntamento imperdibile. Al cinema.