La raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una prefazione di Enzo Concardi esauriente e ricca di acribia.
Scrive il Nostro che La gemma di giada di Adriana Deminicis (G. Miano Editore, 2023) è scritta in poesia, ma si tratta di una poesia-prosa, di un “raccontare” in versi il proprio io che, da un punto di partenza reale non soddisfacente e mancante dell’essenziale, tende a processi di sublimazioni e metamorfosi per raggiungere l’Infinito attraverso una completa compenetrazione con le realtà altre.
Si dice che la poesia è sempre metafisica e in questo caso l’assunto sfonda una porta apertaa partire dall’affascinante titolo 8 Infinito 8 e non a caso nell’obiettivo della macchina fotografica l’infinito spazio della distanza è rappresentato da un simbolo pari ad un otto e si può aggiungere che nella smorfia napoletana l’otto, qui ripetuto in modo ridondante, è il numero che si riferisce alla Madonna.
Come scrive il prefatore si tratta di un’opera del genere utopico, utopia ma non illusione, aggiungerei, perché la Fede come dice San Paolo è la certezza della Speranza e non deve mai abbandonare l’essere umano la tensione ad abitare poeticamente la terra.
Leggiamo in Infinito: «Abbondanza che risponde al richiamo, / lungimirante arrivo di due uccellini, / quasi a voler revocare con tangibile segno / i pensieri invalidanti, / le ali del vivere anche se nascoste c’erano, / così pure il mare e le onde che s’infrangevano…».
Tessuti linguistici affascinanti quelli che ci propone Adriana Deminicis e nella suddetta poesia si nota il movimento verso una saggezza che può essere raggiunta e diventare cosa tangibile come in tutte le poesie della raccolta varco di montaliana memoria perché nella nostra contemporaneità liquida e alienata e consumistica possono esistere i valori della giustizia, della famiglia e del bene attraverso il profitto domestico di generazioni che si passano il testimone.
Il titolo La gemma di giada fa pensare ad una fogliolina di una pianta aggettante verso la vita e veramente rarefatta connotata presumibilmente sia da un’essenza vegetale sia da un’essenza minerale perché la giada è una pietra.
Poetica frutto di un poiein intellettualistico in quello che si può considerare un poemetto: «C’era una consapevolezza / che non poteva essere ascoltata, / il più grande errore sarebbe stato / di ometterlo di farlo, / ma pochi sapevano che il pensiero consapevole / veniva aprodurre qualcosa di speciale…» (C’era una consapevolezza).
E quel qualcosa di speciale è proprio l’anima di questa poesia stessa imbevuta di fascino e bellezza perché leggendo questi versi si ha l’impressione di essere immersi in un oceano della tranquillità lunare e la forma e lo stile sono sotto l’essenza di un’immensa leggiadria e sono controllatissimi in tutte le loro manifestazioni.
Una magia, una grande malia alimenta questo lavoro raffinato e ben cesellato e anche i versi lunghi sono sorvegliatissimi nel loro essere debordanti.
In ogni poesia il verso dell’incipit decolla soavemente per poi planare nelle chiuse e c’è un’apertura alla felicità e l’Infinito di leopardiana memoria potrebbe coincidere con Dio, con un «centro di gravità permanente che non ci faccia cambiare idea sulle cose e sulla gente» per citare il famoso testo di Franco Battiato,
Nel nominare l’infinito c’è una tensione mistica e religiosa sottesa e l’ansia verso un oltre se il tran tran quotidiano va stretto e noi siamo degli eroi appunto nell’epica dello stesso quotidiano.
Si tratta di costruire e ricostruire ogni giorno l’edificio della vita permeati da valori come l’amore e la fratellanza, l’arte, la compassione e l’ascesi per citare Schopenhauer.
Se l’essere umano è canna al vento è anche canna pensante sottesa alla speranza della felicità da ritrovare non in modo minimalistico in tutto anche nei due uccellini della poesia citata (Infinito di Deminicis) che potrebbero essere una gioia senza peso lungimiranti nella loro bellezza se nel Vangelo è scritto: «Voi valete più di molti passeri».
Raffaele Piazza