Strane nuvole si accumulano sulla Francia, dopo che le piogge acide hanno già devastato l’America meridionale. All’inizio le pessime notizie scorrono sugli schermi televisivi e arrivano dalla radio, mentre in primo piano vediamo le vicende di una famiglia con i genitori separati, alle prese con la figlia adolescente e le sue intemperanze.
Ovviamente la catastrofe arriva anche nella provincia francese, e il piccolo gruppo, già provato dalle non proprio estasianti vicende domestiche, si trova catapultato in un incubo senza speranza.
Ognuno fa quello che può per salvare la pelle, mentre la società civile sembra sciogliersi nell’acido assieme alla natura, in un contesto allucinante…
Acid: un film disaster movie mediocre
La storia comincia bene, creando una crescente tensione, ma poi perde ritmo e comincia a debordare nello scarsamente credibile, nonostante si parli di un film di fantascienza, da guardare quindi con la sospensione dell’incredulità regolata alla massima potenza.
Il fatto è che il tema del riscaldamento globale è ormai trito e ritrito, per cui sembra che Just Philippot abbia sparato ad alzo zero in fatto di piogge acide, per aumentare la tensione, dimenticandosi del buon senso.
Alcune scene proprio non sono credibili, come quando la gente che cade nei fiumi muore devastata dalle ustioni in tempo reale, ululando mentre la pelle si scioglie a vista d’occhio. Neanche se cadesse acido solforico puro dal cielo si otterrebbe un simile effetto.
Oppure quando i nostri eroi usano un gattino per vedere se l’acqua è potabile. La povera creatura lappa felice il liquido da una bacinella di plastica. Tutto sembra andare bene, ma dopo un po' il contenitore viene trovato consumato dagli acidi, mentre la bestiola è andata a morire tra i tormenti dentro uno sgabuzzino, lasciandosi dietro una scia di bava, sangue e muco. Nel mondo reale la possibilità che un animale beva acido puro di sua volontà è pressoché zero, questa sequenza è veramente assurda.
E mi fermo qua per non spoilerare troppo, ma la lista di incongruenze è lunga.
I personaggi sono poi nevrotici e hanno comportamenti irrazionali e spesso infantili, per cui provare empatia per loro è molto difficile, cosa che rende arduo immergersi nel racconto, a prescindere dalle esagerazioni iperboliche messe in scena sulle piogge acide e sulle problematiche climatiche.
Se la volontà di Philippot era quella di sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi ormai più che inflazionati, il rischio reale è che ottenga l’effetto opposto, regalando propellente ai motori dei negazionisti.
Insomma un film mediocre, che comincia bene ma poi si perde per strada, finendo in maniera scontata, dopo avere a tratti anche annoiato lo spettatore.
Peccato, perché l’idea era buona.