A Working Man: recensione del film di David Ayer

Jason Statham interpreta con mestiere il suo solito personaggio invincibile, nell'ennesimo, prevedibile action movie, senza nè macchia nè lode.

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A Working Man: recensione del film di David Ayer

Lavon Clade (Jason Statham) è un ex membro dei Royal Marines, che lavora come capo cantiere in una azienda edile. Non naviga in buone acque, anche perché è vedovo e sta combattendo una costosa battaglia legale con il suo ex-suocero per la custodia della sua amata figlia.

Come se non bastasse, gli tocca difendere gli operai del suo cantiere da incursioni di gang locali. Ma il punto di svolta arriva quando la giovane figlia del suo titolare viene rapita da una banda di pervertiti, e il padre di lei lo implora di entrare in azione per recuperarla.

Inizialmente Lavon tentenna, ma poi la voglia di fare giustizia prende il sopravvento e per i cattivi di turno saranno (ovviamente) dolori...

Jason Statham in The Working Man

A Working Man: in pratica la riedizione di The Beekeeper con ambientazione familiare in salsa russofoba

Anche in questa pellicola Jason Statham interpreta con mestiere il suo consueto personaggio: un eroe solitario, stoico e laconico, con un oscuro passato di combattente in qualche corpo speciale, che viene strappato alla sua routine quotidiana da qualche cattivone e costretto suo malgrado a fare giustizia, vendicando la vittima di turno.

Niente di nuovo sotto il sole. In pratica esattamente quanto visto nel recente The Beekeeper, sempre diretto da David Ayer. Se il tema generale della storia è la stessa, ovviamente ci sono delle differenze.

La prima è che A Working Man è un film che ruota attorno al concetto di famiglia, con particolare riguardo al ruolo paterno, inteso come protettore del focolare domestico, mentre The Beekeeper era focalizzato su temi forse etichettabili come complottisti, comunque inerenti la gestione del potere a livello politico.

Se il primo film in fondo si focalizza sulla redenzione di un padre bisognoso di fare i conti con un doloroso passato, peraltro perseguita aiutando un altro padre a salvare la propria figlia, il secondo ha a che fare con concetti più generali, di giustizia sociale, corruzione e abuso di potere.

Isla Gie e Jason Statham in A Working Man

In The Beekeeper i cattivoni di turno appartengono alla solita organizzazione misteriosa che può fregarsene del potere istituzionale per perseguire i suoi oscuri disegni, in A Working Man i malvagi appartengono a una gang di trafficanti di esseri umani, riconducibili alla mafia russa.

La russofobia pare stia diventando un tema emergente nel cinema mainstream, come dimostrato anche dal recentissimo e premiato Anora, di Sean Baker.

Cambia anche l'ambientazione, prevalentemente urbana in A Working Man e molto più articolata in The Beekeeper.

E anche il personaggio interpretato da Jason Statham sembra avere qualità combattive leggermente differenti nelle due pellicole: Lavon Clade sembra prediligere le armi da fuoco e i combattimenti corpo a corpo sono molto meno coreografici, rispetto a quelli ingaggiati da Adam Clay in The Beekeeper.

A Working Man poi esibisce una pletora molto variegata e pittoresca di cattivoni, alcuni dei quali sembrano uscire fuori dalle storie di Ken il guerriero, anche se in ogni caso destinati a prematura morte per mano del nostro invincibile eroe.

Forse però questa ultima pellicola di David Ayer ha una sceneggiatura più zoppicante, con alcuni passaggi narrativi alquanto mal disegnati. Ma in questo genere film la cosa non ha molta importanza, in definitiva.

A Working Man mostra allo spettatore quello che un amante di questo genere cinematografico si aspetta da un action movie avente Jason Statham come protagonista, e da questo punto di vista è un film che si lascia guardare volentieri.

Come molte pellicola prima di questa, ovviamente.

E chissà quante altre ne vedremo...

A Working Man - trailer ufficiale ITA