Sam (Lupita Nyong’o) è una malata terminale di cancro, una giovane donna che scrive versi e sembra vivere in rassegnata apatia gli ultimi giorni della sua vita in un ospizio, in compagnia del suo inseparabile gatto, Frodo.
Viene organizzato un viaggio a New York City, per assistere a una rappresentazione teatrale, e lei accetta di partecipare a patto che possa mangiare una pizza nel suo locale preferito.
In città sta però accadendo qualcosa, e gli ospiti dell’ospizio che partecipano alla visita nel centro città vengono fatti precipitosamente salire sull’autobus per ritornare in sede, ma ormai è troppo tardi.
Le forme di vita aliene che abbiamo già visto nei primi due capitoli della saga sono arrivate dal cielo, e comincia la mattanza.
Durante la fuga per la sopravvivenza Sam incontra Eric (Joseph Quinn), uno spaesato studente di giurisprudenza che proviene dall'Inghilterra, e i due, sempre accompagnati dall'inseparabile Frodo, cominciano un inquietante viaggio nell'ambiente metropolitano in rovina...
A Quiet Place – Giorno 1: un interessante prequel che esplora un diverso ambiente narrativo
I primi due capitoli della saga hanno visto in azione una famiglia che si muove in un mondo post-apocalittico, dominato da creature aliene carnivore, cieche ma dall’udito finissimo, che costringono i pochi sopravvissuti a una vita silenziosa: il minimo rumore attira i feroci e potentissimi predatori e per gli esseri umani non c’è speranza.
Ambientati prevalentemente nel Nord America rurale, ruotano intorno ai disperati tentativi dei protagonisti di sopravvivere, nel primo episodio difendendosi dalle creature extraterrestri, nel secondo anche dagli esseri umani, che come in ogni mondo post-apocalittico che si rispetti tendono a regredire allo stato barbarico.
In questo prequel la dimensione familiare non esiste più, rimane ovviamente la tensione derivante dalla paura di produrre rumori, ma l’asse portante della narrazione si sposta sul mondo interiore dei due protagonisti, che in modo diverso sembrano essere degli alienati alla ricerca di un motivo per (soprav)vivere.
Sam è consapevole di essere giunta alla fine della sua vita, e si aggrappa al desiderio di mangiare la sua ultima pizza prima del comunque inevitabile epilogo, che arriverebbe anche in assenza dei mostri.
Eric asseconda questo suo desiderio, aiutando la sua compagna di sventura in quello che in definitiva è un suo viaggio verso le memorie della propria infanzia.
Fare coesistere la dimensione intimistica con quella tipica dell’action-movie fantascientifico che lo spettatore medio potrebbe aspettarsi da una pellicola di questo tipo non è operazione facile, e l’esito di questo gioco d'equilibrio dipende molto dalle aspettative e dalla flessibilità emotiva di chi guarda lo spettacolo.
Il rischio è che molti rimangano delusi dalla mancanza di azione che caratterizza buona parte del racconto, spesa per approfondire i due personaggi principali e l’evoluzione del loro rapporto, tralasciando i mostri e una più dettagliata spiegazione della loro origine e delle dinamiche messe in atto dalle autorità per contenerli.
Pregevole comunque l’interpretazione dei due attori principali, anche se forse il vero protagonista del film è il gatto Frodo, silente ma curioso osservatore di un mondo in rovina, e generoso dispensatore di conforto per tutti gli umani con cui viene in contatto.
Insomma la scelta coraggiosa fatta da Sarnosky di privilegiare la dimensione umana a scapito di quella spettacolare è al tempo stesso stesso il pregio e il difetto principale di questa pellicola, che comunque non è il solito filmetto fatto per sfruttare un franchise di successo, ma un onesto tentativo di esplorare diversi ambienti narrativi e un inusuale punto di vista per un film post-apocalittico.
Da vedere.
Al cinema.