A House of Dynamite: recensione del film di Kathryn Bigelow

Un piccolo gioiello cinematografico, che con un realismo quasi disturbante ci ricorda che l'umanità è ancora a un passo dall'olocausto nucleare.

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A House of Dynamite: recensione del film di Kathryn Bigelow

In una base militare statunitense sperduta nell'Alaska, la tranquilla routine giornaliera viene scossa da un evento inaspettato: un missile balistico intercontinentale viene individuato mentre è già in volo.

Il luogo del lancio non è chiaro e il missile stesso non è identificabile. Un lancio errato? Un semplice test militare? Un'esercitazione della Corea o della Cina? Un falso segnale? Cadrà nell'oceano? Tutte le ipotesi meno pericolose vengono scartate a mano che i dati vengono elaborati.

Alla fine rimane solo una tragica possibilità: il missile è diretto verso gli Stati Uniti d'America ed è destinato a colpire la città di Chicago, annientando la vita di milioni di persone. Ammesso che esploda la carica nucleare che il razzo è supposto veicolare, ovviamente.

La sua origine rimane sconosciuta, e mentre vengono attivate le difese antimissile, si ragiona disperatamente per cercare di capire se, come e contro di chi scatenare la rappresaglia nucleare...

Rebecca Ferguson in A House of Dynamite

A House of Dynamite: un piccolo gioiello che ci ricorda che la guerra nucleare globale è ancora dietro l'angolo

La pellicola ci mostra a ritmo serrato gli stessi diciotto minuti che passano dalla rilevazione del missile balistico al momento del suo impatto sulla metropoli statunitense, ripresi da molteplici punti di vista.

Possiamo quindi osservare come l'evento venga vissuto da alcuni membri della catena di comando militare statunitense, partendo dai soldati della base in Alaska per poi salire fino al Presidente degli Stati Uniti d'America.

Il film è quindi un lavoro corale, nel quale non c'è un vero protagonista, ma tutti i personaggi vengono mostrati in azione, sia nella loro vita lavorativa che nei loro rapporti personali.

Un puzzle ammaliante, che assorbe lo spettatore in un vortice narrativo irresistibile, nel quale la tensione monta implacabilmente, sia per l'intrinseca drammaticità degli eventi narrati, sia per le scelte narrative e registiche che hanno permesso di realizzare questo thriller straordinariamente efficace.

L'uso sistematico della camera a mano, il ritmo serrato dei fatti narrati, la possibilità di cogliere sempre maggiori sfumature grazie alla molteplicità dei punti di vista, l'assoluta imprevedibilità di quanto mostrato, creano un effetto di realismo quasi disturbante.

Abubakr Ali in A House of Dynamite

Questo film ci ricorda che la guerra fredda non se ne è mai andata via, e forse in questo sbilenco periodo storico che stiamo vivendo il pericolo di un olocausto nucleare che spazzi via l'umanità dalla faccia della terra è più reale che mai.

E, soprattutto, che la tanto sbandierata potenza della tecnologia non ci mette al riparo da errori tragici, che le armi non sono per nulla affidabili, e che, nonostante siamo travolti da una massa di informazioni incredibili, nulla è certo.

Il film sottolinea continuamente la distanza siderale tra la potenza dei mezzi tecnici mostrati e la scarsità avvilente di certezze da loro fornite, per cui alla fine chi deve decidere in pratica deve improvvisare, sotto il peso dei propri pregiudizi, credenze e valori.

Kathryn Bigelow non è affatto tenera con il sistema politico-militare statunitense, che ne esce quasi ridicolizzato. Ma è soprattutto il concetto stesso di guerra che viene mostrato nel suo inutile orrore, fatto questo che sembra essere condiviso da un numero crescente di pellicole, come nel recente Warfare – Tempo di guerra, di Alex Garland.

E un conflitto nucleare globale è il peggiore scenario bellico pensabile, perché non avrebbe vincitori, ma solo sconfitti. Tutto il genere umano, per la precisione.

A House of Dynamite: un piccolo, imperdibile gioiello cinematografico.

A House of Dynamite - trailer ufficiale ITA