A Cabinet of Wonders e la magia del collezionismo rievocata a Palazzo Grimani

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A Cabinet of Wonders e la magia del collezionismo rievocata a Palazzo Grimani
La Sala del Doge, installation view, A Cabinet of Wonders, ph Chiara Tarondo

Dal 15 dicembre 2024 all’11 maggio 2025 il Museo di Palazzo Grimani a Venezia ospita la mostra intitolata A Cabinet of Wonders, a cura di Thierry Morel.

La mostra si propone l’obbiettivo di ricreare negli ambienti del Palazzo un concerto di oggetti rari e preziosi delle più diverse provenienze (geografiche e temporali) e fatture, riallestendo dopo secoli quei camerini di curiosità che tra il XVI e il XVII secolo si manifestavano sotto il nome di Wunderkammern (letteralmente stanze delle meraviglie).

Julius von Schlosser aveva definito le Wunderkammern come luoghi di “sommo aristocratico godimento”, a indicare la situazione elitaria che le caratterizzava: non erano aperte all’ampio pubblico, bensì destinate all’uso e al piacere esclusivo del proprietario, che circondava sé stesso e gli eletti ospiti di tutte le meraviglie naturali e artificiali che era riuscito a riunire.

Si parlava infatti di raccolte di raccolte di naturalia e mirabilia, con la frequente convinzione che alcuni di questi oggetti fossero dotati di proprietà magiche o taumaturgiche.

Nella prima sezione, ambientata nelle stanze mitologiche, sono stati ricreati questi ambienti che, se una volta facevano immergere il proprietario nella ricchezza della sua collezione, ora circondano lo spettatore odierno, meravigliandolo e stupendolo allo stesso modo.

La Stanza di Psiche (decorata intorno al 1539 da Francesco Salviati e Francesco Menzocchi) oltre a mobili pregiati, arazzi, argenteria e un Mercurio di Giambologna, ospita una serie di dipinti sacri e profani di artisti della scuola veneziana e romana, tra cui Tintoretto, Tiziano, Bassano e Cavarozzi. Si vuole così richiamare la sua probabile destinazione d’uso al tempo dei Grimani, cioè di spazio adibito a galleria.

La Stanza di Psiche, installation view, A Cabinet of Wonders, ph Chiara Tarondo

Si passa poi al Camerino di Callisto, che trasse ispirazione dalle recenti scoperte archeologiche romane, tra cui la Domus Aurea. I Grimani affidarono a Giovanni da Udine le decorazioni in stucco in bianco e oro, esaltate dagli specchi concavi, i quali al loro tempo riflettevano e giocavano con la luce delle candele. Gli oggetti di argento dorato assieme ad altri preziosi manufatti amplificano questo gioco di luce, contribuendo a rievocare in un’atmosfera sospesa e senza tempo il mito ovidiano che presta il nome alla stanza, collegato alle costellazioni.

Il Camerino di Callisto, installation view, A Cabinet of Wonders, ph Chiara Tarondo

Dopo il Camerino di Apollo si passa alla seconda parte della mostra, dedicata al percorso collezionistico di George Loudon che, iniziato negli anni Settanta con l’arte contemporanea, ha preso col tempo  una direzione specifica nata dall’interesse per la scienza, che lo ha portato a ricercare in essa la meraviglia e la bellezza artistica.

La collezione infatti, partendo dalla Sala del Doge, espone modellini per la scienza e la biologia, realizzati da artigiani a scopi didattici e poi forse dimenticati perché sostituiti da altri oggetti realizzati a livello industriale.

Così questi, nati probabilmente per l’insegnamento, escono dal dimenticatoio tornando a trasmettere qualcosa di più profondo: prima che essere modellini sono manufatti che nascono dall’abilità e dall’arte di artigiani e vanno tenuti in considerazione anche per questo, celebrando l’abilità artigianale ed estetica che li trasforma in opere d’arte da collezionare.

Questa concezione è evidentemente espressa dall’allestimento della Cappella. Come in molte dimore della nobiltà veneziana era presente a Palazzo Grimani una Cappella con un altare forse rimosso nel XIX secolo e che recava un’opera di Palma il Giovane. Ora la pala d’altare è costituita da un Ecce Homo scientifico, che reca minuziosamente ogni dettaglio anatomico necessario agli insegnamenti sul corpo umano. Altri modelli usati dagli studenti, esponendo parti del corpo umano rendono l’ambiente quasi un’aula didattica per i futuri medici. Tuttavia, l’essere esposti nella cappella gli conferisce quella sacralità e quell’aura tipica delle opere d’arte e che portano le opere stesse a parlare con chi osserva: in questo caso lo spettatore entra in un luogo che evoca attraverso strumenti scientifici l’inevitabile sofferenza umana, come avrebbe potuto fare una pala d’altare raffigurante il sacrificio di Cristo.

La Cappella, installation view, A Cabinet of Wonders, ph Chiara Tarondo

Si passa poi alla Sala da Pranzo con modellini per lo studio della botanica prodotti dalla ditta Brendel & sons, che riproducono in un ambiente immersivo la natura nei suoi più piccoli dettagli e imperfezioni.

La Sala da pranzo, installation view, A Cabinet of Wonders, ph Chiara Tarondo

La mostra si conclude poi nel ramo terminale di questa parte del Palazzo, decorato in occasione delle nozze tra Carlo Grimani e Virginia Chigi Albani alla fine del Settecento, con l’aggiunta di due camerini con decorazioni neoclassiche. Qui uno sfondo blu che evoca i fondali marini accoglie lo spettatore tra una serie di oggetti e creature della terra e del mare, tra conchiglie, cristalli, uova, scheletri di pesci e animali imbalsamati.

Iniziando dalle Wunderkammern si è dunque portati alla scienza vera e propria, rendendo l’intera mostra un unico spazio delle meraviglie così come veniva concepito alla sua nascita.

Infatti, così nella collezione Loudon, come nelle ricreate Wunderkammern si celebra la meraviglia prodotta dalla natura e la natura meravigliosa delle opere dell’uomo, facendo ancora dello stupore un potente mezzo di evasione dalla quotidianità.