Sono passati 28 anni da quando una devastante epidemia di rabbia si è diffusa in tutto il mondo, ma il morbo ormai sopravvive sono nel Regno Unito, tenuto in quarantena da tutti i paesi limitrofi, ormai ridotto a una landa selvaggia, dove gli infetti hanno preso il sopravvento sul resto della popolazione.
Ma una piccola comunità di persone sane è riuscita a sopravvivere asserragliandosi su un'isola, connessa alla terraferma solo da un lembo di terra, che viene però sommerso dall'alta marea.
Gli abitanti escono dal loro fortilizio solo per brevi scorribande, a caccia di cibo e oggetti che non sono più in grado di produrre nel loro rifugio.
Jamie (Aaron Taylor-Johnson) accompagna suo figlio Spike (Alfie Williams) nella sua prima missione fuori dall'isola, cosa che per gli occhi della comunità è una sorta di rito di iniziazione per il dodicenne, che per la prima volta deve affrontare i pericoli della terraferma.
Qui gli infetti hanno cominciato a costruire una sorta di loro civiltà, dominata dagli individui alfa, forti, velocissimi e intelligenti.
Comincia l'avventura...

28 Anni Dopo: un degno sequel che segna un'ottima ripartenza per il franchise
Questo terzo capitolo della saga vede il ritorno alla regia di Danny Boyle, e di Alex Garland alla sceneggiatura, mentre cambiano completamente i protagonisti del racconto.
Il film non si cura di spiegare come mai il Regno Unito sia rimasta l'unica nazione infetta, mentre il resto del mondo continua a progredire. Una possibile frecciata alla Brexit? Può darsi, ma chissenefrega.
Impossibile poi non notare come il mondo asserragliato nell'isola sia fondamentalmente patriarcale, rigorosamente bianco e centrato su valori familiari, mentre i maschi alfa degli infetti hanno tratti somatici orientali. Anche in questo caso, chissenefrega.

Perché il racconto funziona. Di fatto può essere visto come un racconto di formazione, dove il protagonista, Spike, è un ragazzino che cresce attraverso esperienze durissime, cerca di andare oltre i pregiudizi della società dalla quale proviene, attraverso un viaggio iniziatico nel quale deve affrontare l'ignoto.
La storia è interessante, poco prevedibile, il suo ritmo è buono, le scene sono ben costruite, la tensione è sempre molto alta, non è affidata agli jump scare ma a una buona scrittura e a una ambientazione intrigante.
Anche i personaggi non sono in generale per niente stereotipati, e il protagonista percorre un ottimo arco narrativo, che lascia spalancata la porta per ulteriori capitoli della saga.
Interessante anche l'evoluzione degli infetti, che sembra seguire un percorso evolutivo analogo a quello tracciato da Romero con i suoi zombie nel corso della sua filmografia.

Come sopra accennato, mancano alcuni passaggi rispetto a quanto visto nei capitoli precedenti del franchise, ma questo è a mio avviso irrilevante perché 28 Anni Dopo può tranquillamente essere visto come un film autonomo e autoconclusivo.
Tra gli attori, spicca Ralph Fiennes, in un ruolo del tutto non convenzionale, dopo quello molto più tradizionale che ha interpretato nel recentissimo Conclave.
Più che buona la sceneggiatura del bravo Alex Garland, che nel frattempo è diventato anche un valido regista, come abbiamo potuto vedere nell'ottimo Civil War, e siamo in attesa di vedere il suo (codiretto con Ray Mendoza) Warfare – Tempo di Guerra, che uscirà nelle sale italiane il primo agosto.
Nel frattempo, godiamoci 28 Anni Dopo. Finalmente un sequel (a quanto parte il primo di una trilogia) veramente ben fatto, sperando che i prossimi capitoli siano alla sua altezza.
28 Anni Dopo - trailer ufficiale ITA